Tornarono alla villa sul fare della sera, ridendo e scherzando come due ragazzine. Gunther sentì le voci dalla sala attigua e gli andò incontro nell’atrio.
“Allora, come è andata la vostra cavalcata?”
“Tutto bene, grazie Gunther” – disse Lisa cercando di ricomporsi.. L’uomo le guardò sorridendo. Avevano ancora le camicette stropicciate, fuori dai pantaloni; su quella di Milena ,al centro dei seni, due grosse chiazze bagnate.
“Bene: allora, per concludere degnamente la bella giornata, vi invito alla cena di gala che si terrà questa sera, presso villa Adler, presenti l’esimio professor Bohm e la sua graziosa assistente, Dottoressa Elizabeth Neufeld..” Disse ciò con tono esageratamente pomposo, suscitando l’ilarità delle due ragazze.
“Villa Adler? E dove sarebbe?”
“Esattamente dove ci troviamo ora. Nove in punto, mi raccomando, e non dimenticate il vestito lungo.”
Salutarono e si incamminarono velocemente su per le scale.
“Vestito lungo?” – disse Milena davanti alla porta della sua camera - “Non ho un vestito in cui riesca a stare dentro, né lungo né corto, ormai da settimane…”
“Aspettami da te, vado a vedere se trovo qualcosa nel mio guardaroba...”
Entrò in camera, rovistò nelle sue valige aperte e trovò l’unica cosa che poteva, a parer suo, andare. Poi andò da Milena ed entrò senza bussare; sentì lo scroscio dell’acqua e capì che era già sotto la doccia. Quando ne uscì era avvolta in un grosso accappatoio, i capelli raccolti da un asciugamani. Andò verso un cassettone e ne estrasse un gigantesco reggiseno color malva, con mutandine coordinate. Lisa non poté trattenersi dal ridere.
“Sai, ora che mi ci fai pensare, mia nonna forse aveva delle tettone come le tue. O forse ero solo io che ero più piccola…”
“Scherzaci pure sopra, ma questo potrebbe essere un problema serio”. Lo disse sventolandole l’enorme indumento sotto il naso.
“Gunther ha chiamato al telefono questa bustaia di Potsdam: quando le ha detto le misure lei gli ha risposto che non era possibile, che stava facendo confusione tra taglie europee o americane, pollici o centimetri. Insomma, quando è venuta qui a prendere le misure a momenti sviene. Ci ha lavorato una settimana , per fare questo bel paracadute qua.”
“Comunque non mi sembra che tu ne abbia bisogno…”
“No, in realtà queste tettone, come dici tu, stanno su anche senza. Però a me la biancheria intima piace da impazzire, non so quanti soldi ci ho speso in questi anni. Ogni tanto è bello anche concedersi queste coccole. Vieni, aiutami ad allacciarlo.
Si girò verso il grande specchio attaccato alle ante dell’armadio, girando la schiena a Lisa, poi lascio cadere l’accappatoio a terra. Lisa non avrebbe mai smesso di guardarla.
Infilò le braccia sotto alle spalline e poi tese le due enormi coppe al di sopra dei grandi seni. Lisa prese gli estremi della fascia e li portò dietro alla schiena, iniziando ad agganciare la chiusura, mentre Milena infilava le mani all’interno del reggiseno, cercando di sistemare le mammelle all'interno delle coppe. Alla fine si girò verso la sua amica.
“Allora, che te ne pare?”
“Sei… fantastica!”
Milena sorrise maliziosamente. Tornò al cassettone e tirò fuori due calze di nylon nere ed un reggicalze.
“Queste da sola è praticamente impossibile.”
Si sedette sul letto ed alzò una gamba. Lisa prese le calze, una alla volta, le arrotolò e poi le fece delicatamente scorrere dai piedi su fino all’inguine. Le agganciò al reggicalze e la ammirò per l’ennesima volta.
“Ora sei perfetta.” Disse.
“Okay, ma non posso certo andare a cena così…”
“Già, direi proprio di no. Ti ho portato un vestitino nero di tessuto stretch: sono alta quasi come te, e forse se il tessuto tiene…”
La aiutò ad infilarlo: l’abito era teso all’inverosimile, le spalline e parte del reggiseno spuntavano dalla scollatura; ma alla fine, con uno scialle anch’esso nero sulle spalle, decisero che poteva andare.
Come tocco finale Milena infilò due scarpe nere dal tacco decisamente alto.
“Allora?”
“Sei veramente una gran figa.” - rispose Lisa.
Scesero per cena con un doveroso quarto d’ora di ritardo e trovarono gli ospiti ad attenderle nel soggiorno.
Lisa ,i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle,si era messo un vestito attillato bianco che esaltava le sue forme e la sua carnagione abbronzata, mentre Milena procedeva a fatica, costretta nell’abito aderente. Temeva che, allungando il passo, il vestito si sarebbe aperto in due da cima a fondo.
Notarono naturalmente all’istante la presenza di un volto nuovo: un giovane in giacca di velluto e cravatta, magro e dalle spalle larghe: portava un paio di occhiali a giorno su di un naso lungo e sottile. Elizabeth lo introdusse alle due ragazze.
“Oliver, ti presento Lisa e Milena...”
“Pia...cere...”
Solo qualche giorno prima probabilmente Lisa avrebbe girato su sè stessa e sarebbe tornata in camera sua, ma evidentemente la sua idiosincrasia per gli uomini non era più quella di un tempo. Si limitò a non considerarlo e a girargli attorno per raggiungere il suo posto a tavola, mentre Milena gli tendeva la mano.
Se le due non si aspettavano di trovare quell’ospite inatteso, a maggior ragione il ragazzo non era assolutamente preparato a quella visione. Prese la mano di Milena farfugliando qualcosa di incomprensibile e sforzandosi visibilmente di non fissare gli occhi sull’immensa scollatura che gli si apriva davanti.
Elizabeth, notando il disagio del suo fidanzato e lo sguardo divertito di lei, temette che gli si appannassero gli occhiali; lo prese sottobraccio e lo condusse delicatamente, ma con fermezza, al suo posto.
“Ha insistito tanto!” sussurrò all’orecchio di Milena mentre le passava accanto.
Quando furono tutti seduti, Gunther osservò compiaciuto i suoi ospiti e per primo levò il calice.
“Brindo a questa tavola, e a queste splendide signore che la allietano con la loro presenza. Brindo al mio caro amico Stephan Bohm, il cui ingegno ci ha permesso di dare vita a questa entusiasmante nuova avventura: brindo affinché la scienza possa condurci a sempre più alti livelli di conoscenza: e naturalmente brindo affinché tutto ciò si traduca anche nella giusta ricompensa per gli sforzi che noi tutti abbiamo sostenuto.”
La cena iniziò, tra l’allegria diffusa, con un antipasto di caviale e ostriche, vino bianco del Reno: il professor Bohm si dimostrò ancora una volta l’accentratore dell’attenzione generale. Prese la parola, proseguendo nel tono volutamente enfatico di Gunther.
“Tutti noi amiamo la scienza: questo è il motivo che ci riunisce in questa splendida casa. Ma mi è stato detto che qualcuno preferisce l’equitazione allo studio...” Puntò gli occhi su Milena, la bocca sorridente ma lo sguardo volutamente intenso.
“Si, è stato veramente splendido, oggi. Ho sempre desiderato montare un animale...vero, intendo. Devo ringraziare la mia amica, Lisa.”
“E spero che l’avere mancato le terapie programmate non le abbia procurato...fastidi. Sarà meglio procedere ad una veloce visita domani mattina, per evitare complicazioni...”
“No, no tutto okay. Abbiamo rimediato.” Rivolse lo sguardo a Lisa che non riuscì a trattenere un risolino. “Comunque dottore, le posso garantire di non essere mai stata meglio. Le sue terapie hanno fatto miracoli non solo sul fisico ma anche sul morale.”
“Questo è un aspetto molto interessante delle sperimentazioni che stiamo conducendo.” Si fece improvvisamente silenzio; il professor Bohm sapeva come catturare l’attenzione degli intelocutori.
“Vede, la somministrazione di ormoni è una pratica ormai consolidata ai giorni nostri: negli Stati Uniti può trovare interi scaffali di pillole in qualsiasi drugstore: per aumentare i tessuti muscolari, per ritardare gli effetti della menopausa, per mitigare gli effetti dell’invecchiamento sul corpo umano. Stiamo vivendo un periodo storico in cui le terapie ormonali sono la risposta a tutto, così come nel passato si pensava che tutto potesse essere risolto con gli antibiotici, e così come oggi pensiamo che nel prossimo futuro la genetica sconvolgerà la medicina tradizionale. In realtà l’endocrinologia sa molto poco delle reazioni del corpo umano all’assunzione di ormoni, soprattutto di origine animale e vegetale. E’ certo che gli ormoni interagiscono con l’attività dei neurotrasmettitori, e quindi indirettamente con le sensazioni che noi proviamo. Ma voi donne queste cose le dovreste sapere benissimo, per esperienza personale.”
I commensali stavano in silenzio, in attesa che il dottore continuasse.
“Non vi viene in mente niente? Eppure è così facile. Una cosa molto divertente, ad esempio, è che anni fa una grossa compagnia aerea spese migliaia e migliaia di dollari per fare valutare il livello di servizio del personale di volo. Vennero prese milleduecento hostess, le quali dovevano compilare periodicamente dei moduli: i dati venivano poi incrociati con un sondaggio sul gradimento del servizio fatto ai passeggeri dei voli. Il risultato finale, a cui sarebbe giunto qualsiasi uomo di medie capacità, fu che nel periodo premestruale le hostess erano particolarmente irritabili, mentre nel periodo dell’ovulazione erano, al contrario, particolarmente attente e disponibili.”
“Aha! Quello intendeva!” disse Milena, e cominciò a ridere di gusto.
Il dottor Bohm non sembrò condividere la comicità della cosa.
“Sì, quello, certo. Però quando parliamo di terapie ormonali animali, le cose vanno rapportate ad un’altra dimensione, non solo umana...”
Milena era di fronte a lui e si sporse in avanti, poggiando gli enormi seni sul bordo del tavolo: il piatto e le posate tintinnarono, i bicchieri oscillarono pericolosamente; lo fissò negli occhi incuriosita. Avevano catalizzato l’attenzione di tutti i presenti.
“Qualsiasi dottorando universitario di medicina, anche alle prime armi, sa che tra le regole più importanti della nostra professione ci sono quelle che regolano il rapporto tra medico e paziente. Ippocrate troverebbe sicuramente sconveniente il fatto che io sia qui alla sua medesima tavola, Milena; a parlare del sua caso in modo così conviviale.” Nel silenzio della lunga pausa che seguì la tensione cresceva.
“Ma io, d’altra parte, sono un veterinario, e non ho fatto nessun giuramento di fedeltà ai principi della medicina.”
La tensione svanì in una risata generale, al termine della quale Milena intervenne.
“Quindi?”
Stephan Bohm portò il bicchiere alla bocca, bevve lentamente e si asciugò le labbra con il tovagliolo.
“Quindi, allo stato attuale degli studi compiuti, abbiamo ottenuto due importanti risultati. Primo: siamo riusciti, attraverso la sintesi degli ormoni animali da lei assunti, a far sì che il livello di prolattina e di ossitocina nel suo sangue sia circa venti volte superiore ai normali valori di una gestante, e che rimanga inalterato nel tempo. Ciò significa una produzione di latte di dieci, dodici litri al giorno, e seconda cosa, naturalmente la sua struttura fisica si è adattata a questa esigenza.”
Milena si guardò le mammelle gigantesche.
“Eh sì, non ci sono dubbi che i risultati ci siano...”
“Gli effetti collaterali di tutto ciò, che, come dicevamo qualche sera fa con la nostra Elizabeth, potrebbero anche essere auspicabili, sono veramente curiosi.”
“Ovvero?”
“Possiamo distinguere tra un effetto collaterale primario ed un effetto collaterale secondario. La prima cosa è che, per effetto della iper-somministrazione di ormoni femminili, il tuo fisico è sempre in ovulazione, ovvero sempre pronto ad accogliere il seme e a farsi fecondare.” Guardò i presenti seduti al tavolo, come a valutare la reazione alle sue parole.
“In parole povere: ad un semplice contadino delle campagne qui attorno direi: la sua vacca è in calore.”
Lo disse con parole taglienti, che uscirono dalla sua bocca quasi a denti stretti. Evidentemente non aveva gradito la libertà che le due ragazze si erano prese quel pomeriggio, ed era suo proposito ribadire il suo ruolo di superiore.
Milena lo stava guardando attentamente, e nel frattempo stava spolpando a morsi una coscia di pollo. Pulì attentamente l’osso, carne e cartilagine, e lo rigirò davanti agli occhi, rimirandolo.
“Non ha notato ultimamente un certo aumento del desiderio, Milena?”
“Non lo dica con quell’aria, dottore, mi sto già bagnando.” Lo disse facendosi beffe dell’aria seria dell’uomo che aveva davanti, passandosi la lingua sulle labbra unte. Poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, portò l’osso di pollo giù verso l’inguine. Scostò le mutandine e lo infilò piano nella vagina.
“Comunque: questo effetto, intendo di essere in calore, mi piace...mi parli dell’altro, quello secondario...”
“L’effetto secondario è anch’esso lampante. Lisa, nostra novella Pasifae...”
La ragazza lo stava guardando con aria interrogativa, senza capire.
“Sì?”
“Ho notato come sta guardando la nostra ‘paziente’ fin da quando siete entrate in questa sala. Non trova che la nostra amica Milena sia estremamente affascinante?”
“Direi...di sì...”
“Ma come definirebbe questo fascino?”
Lisa si sentì improvvisamente in imbarazzo e chinò la testa.
“Non saprei...è una cosa che si sente, come nell’aria...”
“E lei Elizabeth?”
“Beh, stasera la trovo particolarmente...sensuale, direi...”
Gunther, a capotavola, muoveva la testa da uno all’altro interlocutore, cercando di cogliere il senso della discussione, ma senza capirci granché.
“Esattamente. L’effetto secondario non è altro che la trasposizione agli uomini delle meccaniche che regolano l’attrazione sessuale negli animali.
Voi, signore, state avvertendo i feromoni che sprigiona in dosi estremamente elevate il corpo di Milena, e grazie, o a causa di questo, siete istintivamente, sessualmente attratte da lei.”
“Ma perchè non gli uomini?”
“E’ difficile da spiegare in modo semplice; diciamo solo che ha a che fare con il meccanismo di difesa che la natura predispone per le femmine gravide.”
Milena si guardò intorno, con aria divertita, poi esclamò:
“Beh, stasera mi sento proprio, è il caso di dirlo, una gran vacca. Elizabeth...”
La dottoressa la guardava esterrefatta, con gli occhi sbarrati.
“E’ un pò che mi sto toccando sotto al tavolo. Senti qualche odore particolare?”
“Veramente non saprei...”
“Ti piaccio, stasera?”
Elizabeth diventò rossa in volto. “Sa, qui con il mio fidanzato accanto non è facile parlare di certe cose...”
“Ma non devi sentirti imbarazzata: stiamo facendo tutto ciò per il bene della scienza, e sono sicura che Oliver è ben felice di collaborare. Non è vero, caro?”
Il giovane la fissò impietrito: sembrava un coniglio paralizzato dallo sguardo di un Anaconda; alla fine riuscì a fare un cenno affermativo con la testa.
“Bene, allora, per questa sera, faccio la parte del professore.”
Si alzò lentamente dal tavolo, poggiando l’osso di pollo nel piatto. La sua figura giunonica, esaltata dall’altezza dei tacchi che si era messa, pareva riempire la stanza. Si mosse lentamente attorno al tavolo, sfiorando con una mano le spalle dei commensali, fino ad arrivare dietro ad Elizabeth.
“Girati, cara. No, con così: con la sedia per cortesia.”
La ragazza eseguì e la guardò da sotto in su. Sentì i peli rizzarsi sopra alla nuca. Sembrava immensa, il suo viso che spuntava tra quegli enormi seni svettanti. Milena si mise a gambe aperte, sopra di lei seduta: le mise le mani delicatamente dietro alla testa e la portò sul suo grembo, premendola.
“Lo senti, adesso, l’odore?”
“S...Sì...”
La donna allora si arrotolò con un solo gesto il vestito attillato alla vita. Tutti i presenti notarono la mancanza di mutandine ed il folto pelo che ricopriva il pube.
“Toccala, se ti va.”
Elizabeth mise la mano tremante sul ventre e la fece scorrere in basso. Guardò in su, in attesa di un cenno di approvazione. Milena fece sì con la testa, sorridendo, e lei sentì il bisogno di infilare il dito medio nella vulva. Entrò facilmente tra le labbra bagnate, provocando un sussulto alle gigantesche mammelle che la sovrastavano. Cominciò a muoverlo dentro e fuori.
Nel silenzio generale si sentiva solo Milena, che respirava a denti stretti, emettendo mugolii di piacere.
All’improvviso si allontanò da Elizabeth, tirando giù l’abito succinto.
“Credo che possa bastare. La scienza ha trionfato, ancora una volta. Lisa?”
Lisa aveva ammirato tutta la scena estasiata: non provava gelosia per ciò che aveva visto, ma una sconfinata ammirazione per quell’essere incredibile.
La vide ostentare tutta la sua strapotenza fisica, ma anche tenere testa in modo così disinvolto al professor Bohm da farlo rimanere letteralmente senza parole: e non solo; con la sua particolare esibizione aveva completamente incantato, oltre a lei, tutti i presenti.
“Dimmi, Milena.”
“Sono un poco stanca, e le tettone sono così piene di latte che non stanno più dentro al reggiseno.” Disse questo portando le mani sotto i giganteschi seni e facendoli ballonzolare verso l’alto.
“Cosa ne dici se andiamo di sopra e mi dai una mano a mettermi a letto?”
“Come vuoi tu, Milena.” Le si avvicinò, le appoggiò le mani sui fianchi rotondi e poi la bacio intensamente.
Uscirono dalla sala abbracciate, lasciando i commensali nel loro silenzioso stupore.
sabato 5 giugno 2010
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Che climax! Bravissimo!
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