Ciao a tutti.

Ho creato questo blog allo scopo di condividere con voi la mia passione per la scrittura e per le ragazze dotate di seni fuori dal comune.Ho scritto un romanzo, Lisa & Milena, che pubblicherò a puntate, capitolo per capitolo su questo blog.
Confido nei vostri commenti e nelle vostre critiche.
Per ciò vi ringrazio fin d'ora, Flower.



traduttore

lunedì 24 maggio 2010

Capitolo Sedicesimo

Lisa si era svegliata prestissimo, carica di eccitazione come non lo era stata da tanto, forse addirittura da quando, da bambina, doveva partire per le vacanze. Aveva chiamato Gunther di primo mattino chiedendogli se poteva procurargli due cavalli il più presto possibile.
“Non crederai che cominci a cavalcare alla mia età?”
“No, no, è per Milena. Andiamo a fare un’escursione giù al lago.”
L’uomo stette in silenzio per un po’.
“Non credo che il dottor Bohm sia d’accordo. Deve proseguire con la terapia iniziata: sai, i programmi di cura vanno rispettati…”
“Sinceramente me ne frego dei programmi e del dottor Bohm: per oggi facciamo vacanza e se ne riparla domani. Okay?”
Naturalmente Gunther sapeva che, se Lisa la pensava così, non vi era modo di farle cambiare idea. Piuttosto si chiedeva cosa ne pensasse Milena, e come mai…”

Il ragazzo del maneggio stava seduto sullo schienale di una panchina, nei pressi della villa: la sigaretta a penzoloni dalle labbra, stava armeggiando con il cellulare.
Dietro a lui, sul prato, i due cavalli stavano tranquillamente pascolando.
Stava pensando che doveva assolutamente scattare una foto alla donna di ieri: nessuno dei suoi amici gli aveva creduto quando aveva raccontato di essersi trovato di fronte una tipa con una… che so…tredicesima di reggiseno?
Non era assolutamente preparato a quello che avrebbe visto quella mattina, quando il portone della villa si aprì.
Uscì Lisa, in stivali, jeans e camicia a fiori, e già questo gli provocò un’istantanea reazione all’inguine; poi, dietro di lei, una donna dalle proporzioni inimmaginabili. I fianchi fasciati da pantaloni attillati di tessuto, pure abbondanti se paragonati a quelli di Lisa, sparivano nelle proporzioni con il gigantesco seno, contenuto da una camicetta bianca tirata all’inverosimile. Scesero i pochi gradini in un sobbalzare di seni: Milena stava ridendo divertita.
“Quando ho detto di non avere mai montato una bestia…intendevo un cavallo!”
“Beh, allora ti renderai conto che con gli animali veri è molto più facile...”.
Al ragazzo cadde la mascella e rimase lì a bocca aperta, come inebetito.
Lisa con fare esperto si avvicinò al cavallo del giorno precedente, prese le briglie e lo accarezzò dolcemente sul muso.
“Sono cavalli abituati ai turisti della domenica, non ti preoccupare.” Fissò saldamente la bisaccia che aveva portato alla sella e poi si rivolse allo stalliere.
“Allora, non si aiuta una signora a salire?” e fece un cenno con il mento in direzione di Milena.
Il ragazzo pareva imbalsamato: dopo qualche secondo realizzò che stava parlando con lui e, titubante, si avvicinò al cavallo.
“Ve…venga. D…deve mettere il piede sinistro qui, ne…nella staffa.”
Milena non riusciva a smettere di ridere. Infilò lo stivale, prese le briglie e si aggrappò al pomolo della sella. Poi, con un tono volutamente serioso: “le dispiace darmi una piccola spintarella da dietro, giovanotto?”
Il ragazzo si guardò le mani, come indeciso su dove metterle: poi, chinandosi, mise il palmo sinistro sotto la coscia di Milena, il destro sul gluteo e, al suo hop, spinse verso l’alto. La donna slanciò la gamba opposta e montò sopra all’animale agevolmente.
“Fin qui è come si vede fare nei film…”
Lisa era già montata e la guardava con un sorriso aperto sul viso.
“Bene, ora devi stringere le cosce sui suoi fianchi, fargli sentire che ci sei, lì sopra.”
“Ok, fin qui mi viene bene…”
“Ora fai come me, dai un colpetto con le briglie sul collo e cerca di assecondare il suo passo con il tuo corpo.”
“Wow, funziona!”
I due cavalli avevano preso l’andatura al passo, fianco a fianco, e si dirigevano lentamente giù per la strada sterrata che conduceva al lago.
Il ragazzo era rimasto lì in piedi, stordito: a bocca aperta le guardò sparire tra gli alberi.
Si accorse del cellulare appoggiato sulla panchina e si diede dell’idiota.


I due cavalli stavano scendendo verso il lago. Il sole alto penetrava tra i rami, gettando chiazze di luce sul sottobosco, da cui si alzava un intenso profumo di muschio e resina. Tutto intorno a loro era perfetto nella sua semplicità: il vento tra le foglie, il cinguettio dei passeri, gli zoccoli sullo sterrato.
Le due donne parlavano continuamente, come ragazzine ai tempi della scuola.
“Sono scappata di casa a sedici anni” – stava dicendo Milena.
“Avevo preso tante di quelle botte da mio padre che qualsiasi alternativa mi sembrava migliore, allora. Così sono arrivata a Berlino e ho fatto due anni dentro ad un centro sociale. E alla fine è stato anche peggio. Un sacco di idioti sottosviluppati che mediamente ti trattava come una donna delle pulizie: ogni tanto si ricordavano che avevi una passera e ti saltavano addosso.”
Lisa era in silenzio, gli occhi fissi sulla criniera del cavallo.
“E poi?” – disse.
“Poi un giorno, in giro per Berlino, mi ferma un tizio che poteva essere mio padre. Mi dice che le serve una barista nel suo locale e che le sembro adatta. Okay, dico. Mi porta ad Amburgo, e dopo qualche giorno che lavoro mi molla due ceffoni e mi mette le mani addosso. Quella è proprio una cosa che non sopporto, fin dai tempi del mio vero padre. Così gli rompo un bicchiere in testa e scappo.”
“Però!” – interloquì Lisa guardandola.
“Ah ah. Finisco in questo night club e conosco Gunther. Ho lavorato da lui per quasi cinque anni, prima come barista e poi come ballerina. Dopo mi sono innamorata di un cretino che mi ha portata in giro per la Germania per sei anni prima di mollarmi.”
E adesso? Sei…sei sposata?”
“Stai scherzando? No di certo. Ho un figlio, sì, ma il padre non l’ha neanche mai visto. Neanche si è degnato di riconoscerlo, l’idiota; è scappato una settimana dopo che gli ho detto che ero in cinta…”
Lisa stava ascoltando a testa bassa. “Mi dispiace. Non si può dire che sei stata fortunata con gli uomini.”
Milena la guardò sorridendo, il sopracciglio inarcato nella sua tipica espressione. “Già. Forse non sono il genere che fa per me…”
Lisa alzò lo sguardo e ricambiò il sorriso.
“E tu invece, con gli uomini?”
“Io…io cosa?”
“Non so…non hai un uomo, un fidanzato…”
“No: io non posso avere uomini.” Milena la guardò incuriosita.
“Tu non puoi avere uomini? Tu puoi avere tutti gli uomini che desideri. Sei una delle modelle del web più famosa al mondo. Basterebbe che facessi un fischio e correrebbero da ogni parte.”
“Sì lo so, ma intendo dire…non posso averli perché non posso farmi toccare da loro…”
“Cioè?”
Lisa iniziò a raccontare, prima esitante e poi più convinta, come già aveva fatto con Gunther anni prima. Alla fine, come le era successo allora, si sentì meglio.
Milena concluse. “Beh, allora siamo in due che non sappiamo che farcene degli uomini. Sarà un caso?”
Lisa rise, i denti bianchissimi tra le labbra carnose.
Milena la vide per un attimo come doveva essere allora, a quindici anni.
“E’ molto bello cavalcare un vero animale, ma al momento le mie chiappe la pensano diversamente. Cosa dici se ci fermiamo da qualche parte?”

Avevano costeggiato la riva del lago per un lungo tratto: poi, seguendo un sentiero che risaliva per la collina, erano arrivate ad una piccola radura, su cui le folte chiome degli alberi proiettavano la loro ombra. Lisa scese per prima ed aiutò l’altra a fare lo stesso: prese le bisacce e stese la coperta che avevano portato.
Milena la stava ancora guardando da sopra il cavallo.
“Guarda che non sono mai montata su un cavallo, e quindi, ovviamente, non ne sono neanche mai scesa.”
“Okay, ti aiuto io.” Lisa si avvicinò, le appoggio le mani sui glutei e, a mano a mano che scendeva l’abbracciò delicatamente da dietro, facendo scorrere le mani dai fianchi su verso il seno.
“Va meglio?”
“Molto meglio, grazie.” Sulla camicetta, in corrispondenza dei capezzoli, spiccavano due grossi aloni bagnati.
“Sono diventata proprio una vacca da latte, guarda un pò che roba.” Si prese un capezzolo e lo strizzò: uno schizzò passò attraverso la trama del tessuto, schizzando Lisa sul seno. Guardò l’altra, con un’espressione di falsa disapprovazione.
“Forse è meglio sedersi. Ti va se mangiamo qualcosa?”
Lisa aveva fatto preparare alcuni sandwich al formaggio e prosciutto, un pò di frutta e due bottiglie di birra che al momento non erano ancora troppo calde. Si sedettero sulla coperta tra l’erba alta e consumarono il pranzo con voluta lentezza, assaporando quelle semplici cose come se fossero state il cibo di un re.
Lisa si sentiva interiormente felice, pensava allo stato di confusione in cui si tormentava solo pochi giorni prima e trovava incredibile quanto era successo.
Ala fine si sdraiarono sulla schiena, guardando le nuvole come due bambine.
Milena dopo un pò cominciò a palparsi gli enormi seni, come per saggiarne la consistenza.
“Dio, fanno un male cane e sono piene come due taniche: lo sapevo che saltando la mungitura...” mentre parlava si era messa in ginocchio e stava slacciandosi la camicetta. Lisa, ancora sdraiata, la guardava attonita. “...se non le svuoto un poco mi viene una mastite coi fiocchi, questo è certo.”
Quando ebbe finito di sbottonare l’indumento e l’enorme seno apparve in tutta la sua immensità, prese la mammella destra con le due mani e, non senza sforzo, si portò il capezzolo alle labbra. Cominciò a succhiare ritmicamente: il latte gli usciva abbondante dagli angoli della bocca, giù verso il mento per poi scivolare sul seno, e da lì, seguendo la morbida curva, sulla coperta stesa a terra. Si intuiva che il solo sostenere quella tetta gigante le costava uno sforzo fisico notevole. Dopo un pò alzò gli occhi verso Lisa e nel tono più normale possibile le disse: “Non ce la faccio da sola. Me lo faresti un grosso favore, piccola?”
Poi, senza aggiungere altro, si sdraiò su un fianco e chiuse gli occhi.
Lisa sentiva la testa girare vorticosamente. Si avvicinò carponi, si accovacciò a lato e cominciò a succhiare le immense mammelle.
“Brava...così...brava...” Sempre ad occhi chiusi, Milena lasciò scivolare le mani sul corpo di Lisa seguendone le forme; arrivò ai bottoni dei jeans, li slacciò ed infilò la mano alla ricerca della vagina. Completamente bagnata.
“Brava... non smettere...va molto meglio... ora dall’altra parte...”
Lisa non avrebbe smesso nemmeno per tutto l’oro del mondo. Non era solo eccitazione sessuale; sentiva qualcosa di diverso, che la prendeva allo stomaco rigirandolo. Sentiva di amare quella donna, letteralmente.
“Puoi anche toccarmi, se ti va.” Milena lo disse mentre si sdraiava di schiena, le prendeva la mano e gliela conduceva dolcemente in mezzo alle sue cosce. Si aprì i pantaloni ed aspettò che Lisa facesse il resto. La ragazza trovò la grossa vulva, vi infilò il medio e poi lo portò al naso, per godere di quell’odore che la faceva impazzire: tornò giù con la mano e prese a seguire i contorni delle grandi labbra e del clitoride, il clitoride più grosso che avesse mai sentito.
Milena cominciò ad ondeggiare il bacino, come a cercare il contatto più in profondità; Lisa capì ed affondò le dita dolcemente.
Alla fine, scossa da fremiti sempre più forti, Milena tese i dorsali ed inarcò la schiena, facendo sobbalzare violentemente le grosse mammelle verso il suo viso, e poi si abbandonò sulla coperta, ad occhi chiusi. Un largo sorriso le illuminava il volto.
I cavalli pascolavano tranquillamente, ignari del grandioso spettacolo a cui avevano assistito.

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