Ciao a tutti.

Ho creato questo blog allo scopo di condividere con voi la mia passione per la scrittura e per le ragazze dotate di seni fuori dal comune.Ho scritto un romanzo, Lisa & Milena, che pubblicherò a puntate, capitolo per capitolo su questo blog.
Confido nei vostri commenti e nelle vostre critiche.
Per ciò vi ringrazio fin d'ora, Flower.



traduttore

sabato 17 aprile 2010

Capitolo Undicesimo

“Dormita bene, cara?”
Lisa stava facendo colazione, nell’assoluto silenzio della casa deserta. Era scesa tardi e, non vedendo nessuno in giro, si era diretta in cucina con una fame da lupo. Si girò e Milena era lì sullo stipite della porta, le braccia conserte. Indossava solamente una vestaglia di crépe nera, allacciata in vita, e ciò metteva fine a tutti i suoi dubbi del giorno prima. Quel seno era reale, e, per quanto si poteva vedere, naturale; si apriva ampio dalle clavicole, a scendere dolcemente. Le sue curve piene e continue ne rimarcavano l’abbondanza. Non era una brutta ragazza, Milena, anzi: a due fianchi abbastanza generosi contrapponeva una vita insolitamente sottile: le cosce erano piene e tornite, le caviglie sottili.
“Da schifo, grazie” - rispose lei – “E tu?”
“Splendidamente, veramente come una bambina: deve essere un effetto collaterale delle cure del dottor Bohm...” disse, con un sorrisetto ironico sulle labbra.
Sicuramente ti ha fatto bene all’autostima, pensò tra sè e sè Lisa; sembravi bella e pronta per una casa di cura, in quell’appartamento, e ora mi sei diventata una diva del cinema...
“Beh, mi sembri molto più in forma di quando ci siamo viste la prima volta. Farai sicuramente anche attività fisica...”
“Non quanto vorrei,” – replicò Milena sospirando – “purtroppo gli esperimenti al laboratorio mi prendono quasi tutto il tempo, giorno e... notte.”
“Ah, capisco. E si può sapere chi è il tuo istruttore di... ginnastica?”
“Non ho preferenze, giusto chi capita: l’importante in fondo è... il risultato.”
Lisa, che fino a quel momento non aveva alzato gli occhi dalle sue fette di pane imburrato, la guardò e colse quel sorriso divertito. Poteva bastare; era il momento di ristabilire le gerarchie.
Si alzò lentamente e le si avvicinò ricambiando il sorriso. Poi, quando furono faccia a faccia, alzò la testa, come a guardare il soffitto, e con uno scatto del collo partì con una testata sul naso.
Milena finì stesa a terra, un rivolo di sangue che le rigava la guancia, e Lisa le fu subito sopra a cavalcioni, immobilizzandola con le ginocchia poggiate sulle braccia. Stava ansimando, i grossi seni le fremevano per l’agitazione. Poi, prendendola al collo con una mano, le disse in modo suadente: “Senti cara, fino ad un mese fa eri una zoccola in prepensionamento, e se non torni a mostrarmi il rispetto che mi devi, ti ci rimando a forza di calci in culo. Chiaro?”
Milena, da sotto, la guardava terrorizzata, incapace di dire parola. Riuscì appena a fare un cenno del capo, come a dire sì.
“Non ti ho sentito.” Lisa si spostò con il bacino in avanti, fino a sedersi con i glutei sul viso di Milena.
Sentì un gemito soffocato tra le gambe. Soddisfatta, si alzò e si diresse di sopra, nella sua camera da letto.

Gunther tornò nel pomeriggio: era stato a Berlino a sistemare certe faccende di lavoro. Trovò Lisa stesa sul divano, la televisione accesa, il telecomando in una mano ed una bottiglia di birra nell’altra. Sembrava che fosse sempre vissuta in quel posto.
“Ciao Lisa. Allora come è andata la giornata?”
“E’ cominciata male, ma sta decisamente migliorando” disse lei.
“Mi fa piacere. Se hai un attimo di tempo vorrei farti vedere una cosa.”
“Cosa?”
“Vestiti che andiamo a fare un giro in giardino.”
Era ancora in pigiama e vestaglia da quella mattina: a parte lo scambio di opinioni con Milena non aveva visto nessuno in casa.
“Sorpresa?”
“Sorpresa.”
Salì di sopra e ne ridiscese velocemente, con un paio di jeans, stivali ed una striminzita maglietta nera. Uscirono.
Quello che Gunther chiamava giardino in realtà era un parco che circondava la villa per ettari; il dolce pendio della collina su cui sorgeva la costruzione era interrotto dalle chiome delle poderose querce: in lontananza il riflesso del lago Zern. Era una magnifica giornata in cui la luce del tardo pomeriggio colpiva ogni cosa definendone i colori, rendendo tutto più brillante e vivace.
Gunther stava conducendo Lisa giù per il prato. “Questa proprietà è stata della mia famiglia per secoli. Prima della Seconda Guerra Mondiale i possedimenti arrivavano fin quasi sulle rive del lago: poi l’avvento del comunismo ha cambiato tutto. Sono nato, ed ho abitato qui fino al 1957, poi ci siamo dovuti trasferire a Potsdam. Ho sempre pensato, anche dopo essere fuggito all’Ovest, che un giorno sarei tornato.”
Erano arrivati ai margini di una radura e davanti a loro si ergeva una costruzione, più piccola e modesta della villa principale, ma simile nello stile.
“Questo è il casino di caccia, dietro vi è la vecchia scuderia.”
L’uomo aprì la porta ed entrarono. All’interno l’ambiente era caldo ed accogliente, i soffitti bassi, quadri e trofei alle pareti.
Lisa si guardava attorno divertita. “Cos’è, mi hai comprato una casina tutta per me, per tenermi lontana dai tuoi ospiti?” – disse scherzando.
“No, no, anzi... vieni da questa parte.”
Aprì il portone che portava alla scuderia. All’interno tutto era stato risistemato in stile estremamente funzionale. Le pareti e le travi del soffitto erano state verniciate di bianco, un lucido pavimento di ardesia grigia levigata, tavoli da lavoro e librerie.
“I nostri nuovi uffici.” - disse con orgoglio Gunther.
“Cioè?” disse Lisa, cercando di comprendere.
“Ho pensato di creare qui una succursale della nostra società, in modo da poter lavorare anche qui in Germania. Ovviamente tutto è collegato in rete con Ibiza e Monaco di Baviera...”
Lisa lo guardava incuriosita. Si sedette ad una scrivania, invitando Lisa a fare lo stesso. Ora lei lo fissava, come in attesa di ulteriori spiegazioni. Dopo poco Gunther continuò.
“Ho qui un contratto, praticamente già firmato, per la cessione dei nostri sei maggiori siti web alla Score Group. Domani, se tu sei d’accordo, partiamo, andiamo a Los Angeles a definire la cosa, poi Bermuda un paio di settimane e poi di nuovo a casa. Cosa ne dici?”
“Dico che sei matto! Stiamo facendo un sacco di soldi con il web... i contatti stanno aumentando a dismisura e....” Quando Gunther le aprì il contratto sotto gli occhi e lesse la cifra scritta in grassetto, ammutolì. Era semplicemente esorbitante. Riprese il discorso cambiando completamente tono.
“Forse sarà il caso di andare a parlare con questi signori.”
“Credo anch’io. C’è un’altra cosa da considerare, Lisa.”
“E sarebbe?”
“Avrai notato che gli esperimenti che conduciamo stanno dando ottimi risultati. Quello che stiamo facendo qui, con il professor Bohm ha veramente dell’incredibile. Tra pochi mesi potremo tornare sul mercato con un nuovo sito che farà dimenticare ogni cosa vista prima...un sito con un’impronta diversa da tutti gli altri; modelle con seni così grandi ridicolizzare tutta la concorrenza, mammelle che spruzzano latte di continuo, situazioni sado-maso. La gente impazzirà letteralmente per tutto ciò.”
“Ecco, proprio di questo volevo parlarti. Ho avuto una piccola discussione con quella ragazza, stamattina.” Evitò accuratamente di farne il nome.
“Sì lo so. Mi ha chiamato oggi.” - disse l’uomo – “Stava a letto con una borsa del ghiaccio sul naso.”
“A scanso di equivoci, vorrei chiarire le cose una volta per tutte. Io sono il tuo socio in affari, quella che con queste tette ha permesso di creare tutto quanto, nonchè quella che comanda. Nessuna altra modella potrà avere più visibilità di me e, finita la sperimentazione, io sarò quella che si sottoporrà alle cure per sviluppare il seno, e lo farò fino a quando non dirò basta.”
In quel momento, tra sè e sè pensò a quale avrebbe potuto essere una misura adeguata. Centosessanta? Centoottanta?
Gunther la interruppe. “Stai tranquilla: sei tu la mia vera, unica regina. Non ci sarà mai nessun’altra come te. Te lo giuro.”

1 commento:

  1. ottimo come sempre...ansioso di leggere un tuo nuovo capitolo!!

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