Nei mesi che seguirono Lisa diventò una donna. La ragazza timida che era arrivata quasi per caso ad Amburgo, acquisì a poco a poco fiducia in sè stessa. Lo si capiva da tanti piccoli segni: gli sguardi più diretti verso le persone, e il modo in cui queste reagivano.
Le sue colleghe ad esempio, che al suo arrivo la squadravano con malcelato fastidio, ora sembravano subire costantemente la sua presenza, in una specie di ossequioso rispetto: difficilmente ne sostenevano lo sguardo, e si spostavano al suo passaggio nei corridoi del retropalco. Lisa poi, sempre più consapevole della sua presenza fisica, aveva definitivamente abbandonato gli anfibi e si muoveva decisa per il locale, spalle erette, ondeggiando i fianchi su scarpe dal tacco sempre più alto. Nei pochi momenti di dialogo interponeva tra se e le altre ragazze quel gigantesco seno che sembrava in qualche modo intimidirle. Le altre ragazze in modo implicito ne riconoscevano la superiorità, anche in virtù dei guadagni che crebbero quasi all’istante.
Gunther ne aveva ovviamente fatto il centro delle attività dello Strip Club, e Lisa conobbe anche il piacere di potersi concedere ogni cosa: anche questo la poneva indubbiamente al di sopra delle altre.
Con gli uomini era diverso. Quelli Lisa non li guardava proprio.
Evitava i loro sguardi, come del resto aveva sempre fatto, ma facendo ora trapelare non l’imbarazzo, ma il fastidio per le loro attenzioni: nei suoi pensieri non avevano ragione di esistere, se non legati ad una sedia, come strumento del proprio piacere.
La primavera era arrivata e ai pesanti maglioni Lisa aveva sostituito magliette più leggere che esaltavano l’abbondanza delle sue forme. Ora non si preoccupava più, come aveva fatto in passato, di provocare reazioni sconvenienti nei passanti, ma ciò poteva comportare anche problemi: nei suoi sempre più frequenti giri a fare shopping per la città Gunther la faceva discretamente seguire da due dei suoi più fidati buttafuori. “Con il solo compito di proteggerti da malintenzionati” – le disse una volta, anche se al tempo stesso voleva assicurarsi che non ricevesse altre offerte di lavoro. Nel Red Light District di Amburgo Lisa era ormai diventata una celebrità.
Dopo sei mesi Lisa adorava il suo lavoro. Era una donna di successo, rispettata dal personale del locale e letteralmente venerata dai suoi clienti. E, per una serie di strane combinazioni, era lì che per la prima volta si era sentita sessualmente realizzata e aveva raggiunto un orgasmo. Certo, in un modo del tutto inusuale; ma d’altra parte avere rapporti fisici con gli uomini era nei suoi pensieri assolutamente terrorizzante.
Capiva di essere eccitata non dagli uomini, ma dal potere che poteva esercitare su di loro, dallo stato di venerazione a cui li poteva indurre. Tanti di loro, nelle sue esibizioni private, avevano iniziato con discorsi farneticanti; i più giovani su come avrebbero potuto farla godere allo sfinimento montandola come una giumenta ed i più maturi su come l’avrebbero ricoperta d’oro se le avesse fatto toccare quelle montagne di carne. Tutto ciò aumentava il suo disprezzo verso gli uomini, ma al tempo stesso la eccitava sessualmente: sapeva per esperienza che alla fine tutti avrebbero perso l’uso della parola, pronti ad essere gettati nel recinto dei maiali della loro esclusiva padrona, la loro personale maga Circe.
Fu in una sera di Maggio, mentre nell’ufficio di al piano di sopra stavano aspettando l’inizio dello spettacolo bevendo qualcosa, che Gunther per l’ennesima volta le aprì gli occhi.
“Lisa...” disse Gunther, catturando la sua attenzione.
“Ti sei mai chiesta perchè tutte le ragazze nei night cambiano locale, o addirittura città, ogni tre o quattro mesi?”
“Veramente no.” rispose la ragazza. Ci pensò un pò e poi disse: “Probabilmente perchè i clienti vogliono vedere qualcosa di nuovo... perché si stancano di vedere gli stessi numeri e le stesse ballerine...”
“E se ti dicessi che è invece proprio l’esatto contrario?”
Lisa lo guardò senza capire e si strinse nelle spalle.
“Per un gestore di night il problema comincia non quando i clienti si stancano, ma quando si affezionano, alle ragazze. In questo mondo non esistono affetti reali: tutto è come distorto, è una condanna che fa sì che anche un normale sentimento diventi, senza che nessuno se ne accorga, morboso. E alcune volte pericoloso. Qui non c’è spazio per le normali relazioni umane: vendiamo sesso, o un suo surrogato, e l’amore tra persone esclude che il sesso possa essere venduto. In questo piccolo mondo non può esistere l’amore e non può esistere la gelosia, ma il mondo reale è un’altra cosa...”
La ragazza cercava di seguire il corso dei suoi pensieri: ne capiva il senso, ma non riusciva a comprendere come ciò potesse essere applicato a lei.
Gunther si alzò e si avvicinò alla piccola finestrella ricavata nella boiserie in legno da cui poteva scorgere la sala sottostante.
“Lisa, vieni qui un attimo, per cortesia.” Lisa si alzò dal divano e lo raggiunse.
“Vedi quell’uomo laggiù, nel tavolo della prima fila a fianco della passerella?”
“Ah ah”, fece Lisa: “è il signor Smid, uno dei miei migliori clienti.”
“ No Lisa, quello è il tuo peggiore cliente.”
La ragazza lo guardò stupita e proruppe in una allegra risata.
“Ma come, Gunther! Viene da mesi e mi avrà lasciato in tasca almeno Trentamila euro! Se quello è un cattivo cliente!”
Gunther abbozzò un sorriso, poi si girò e tornò a sedersi.
“Conosco quell’uomo da tanto; viene qui da molti anni. Prima del tuo arrivo una o due volte al mese, in modo molto discreto. Ora, da quando ci sei tu, è qui tre volte alla settimana, sempre a quel tavolo. Per non parlare dei tuoi spettacoli privati.”
Lisa cominciava a capire...Gunther proseguì.
“E’ stato lasciato dalla moglie due settimane fa, si è indebitato con degli strozzini e da qui a qualche mese dovrà vendere il negozio che possiede da decenni. Tra un anno sarà rovinato. Questi sono i problemi di un gestore di night club.”
Lisa ora capiva e seduta sul divano abbassò lo sguardo verso terra.
“Vuoi che me ne vada?”
L’uomo la guardò inarcando le sopracciglia. “Per Dio, no!” disse.
“Allora?”
“Senti Lisa, io sono stanco di questo lavoro. Ho già ceduto il locale a Jay, perché è una brava persona che conosco da tempo. Ma voglio farti una proposta.”
Lisa ora lo stava ascoltando attentamente.
“Ho una villa sulle colline di Ibiza che acquistai anni fa: l’ho fatta sistemare e devo dire che è veramente un angolo di paradiso, sopratutto per uno che vive da anni ad Amburgo. Domani sera parto. Vorrei che tu venissi con me...”
Lisa ora era frastornata; non si era aspettata una simile proposta, non da Gunther.
Lui la guardò e lesse i suoi pensieri.
“Sei sprecata qui dentro, Lisa. Tu hai le potenzialità per diventare la più grande modella del mondo, un fenomeno come nessuno ha mai visto. Il mondo sta aspettando una come te.”
Lisa sorrise e i suoi occhi si illuminarono.
“Per cui, se ti va, ci prendiamo una vacanza e ci ragioniamo sopra mentre mangiamo aragosta sulla spiaggia. Potrai sempre tornare qui, in qualsiasi momento.”
Lisa sembrò pensarci su più del dovuto. Era perplessa, sopratutto per l’aragosta.
Il giorno seguente stavano volando nel sole, sopra le nuvole verso una nuova vita.
venerdì 5 marzo 2010
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Ottimo!
RispondiEliminaGigi
Sei un grande... continua a scrivere il seguito...
RispondiEliminaSei il Tolkien dell'erotismo!!!
Grazie mille, vedrò di postare il quinto a breve, per i miei pochi appassionati lettori.
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