L’indomani Lisa ripartì per Ibiza, e sinceramente non ne vedeva l’ora. Pochi giorni al Nord le avevano già fatto venire nostalgia del sole caldo della splendida isola.
Durante il volo aereo ripensò a tutto quello che era successo in quei giorni: l’università, il dottor Bohm, La villa di Gunther, Milena. Ma più di tutto non riusciva a togliersi dalla mente quella ragazza, Greta, fotografata in modo così freddo e asettico. Era in qualche modo confusa: non capiva cosa la eccitasse veramente, se l’idea di poter diventare così o la semplice vista di una donna più dotata di lei. Si rammaricò di non avere chiesto una copia della foto, anche se sicuramente il professore non avrebbe acconsentito.
Avevano un ragazzo, Luis, alla villa; un pò giardiniere, un pò custode. Venne a prenderla all’aeroporto come convenuto, caricò i bagagli e ripartì verso le colline mentre il sole stava tramontando. Ne avevano cambiati così tanti... prima o poi tutti commettevano l’errore di prendersi qualche libertà. Poteva essere anche solo il soffermarsi un attimo più del necessario sul bordo piscina, a guardare la padrona di casa. Se succedeva con le altre modelle Gunther poteva anche soprassedere, ma con Lisa...Lisa non ammetteva confidenze da parte degli uomini, di nessun tipo. Luis aveva imparato presto ad evitare, per quanto possibile, lo sguardo diretto della sua superiore. Dopo pochi giorni di lavoro presso di loro, notando la sua capacità di autocontrollo, Lisa aveva concluso che il ragazzo era gay. La cosa le faceva piacere: tanti problemi in meno; ma allo stesso tempo Lisa sentiva il bisogno, saltuariamente, di avere qualcuno che la ammirasse, come ai tempi del night club, ad Amburgo. E sentiva che quella sera sarebbe stato uno di quei momenti; la casa era vuota con Gunther a Berlino e nessuno attorno a lei.
Così, quando arrivarono, disse al ragazzo: “Ah, Luis, stasera se riesci, per le undici, preparami qualcosa. Non da mangiare, per quello mi arrangio da sola...” Le allungò due banconote da Cinquecento Euro. Luis assentì, abbassando lo sguardo. Era una specie di recita, ormai convenuta tra loro.
Il ragazzo scaricò i bagagli e poi ripartì, verso la città sottostante. Ciò che doveva fare era trovare la preda, il vitello da rinchiudere nel serraglio per sfamare la tigre. Doveva essere giovane, di bell’aspetto, ma sopratutto il più grosso possibile. Questa la richiesta della sua padrona. Per quello Ibiza era il posto ideale: pieno di gente strana, perennemente su di giri e con tanta voglia di divertirsi.
Scese per le strade principali e cominciò a guardarsi intorno: aveva ormai una certa esperienza e alla prima occhiata capiva chi poteva fare al caso suo. Tra i tanti bar all’aperto, adocchiò un ragazzone dall’aspetto svedese ed un fisico che denotava anni di palestra e di diete iperproteiche. Gli si sedette a fianco, lungo il bancone del bar e gli offrì da bere. Poi gli raccontò semplicemente la verità: la sua padrona , una pornostar in vacanza, voleva offrirgli uno spettacolo. Niente video, niente altre persone, mille euro pronti, lì al momento. Le regole erano: non parlarne, farsi bendare per raggiungere il luogo, dimenticare tutto una volta terminato. Stranamente l’80% delle persone acconsentiva: il ragazzo svedese lo guardò negli occhi, come a cercare l’inghippo, poi accettò, intascando i soldi. Si fece guidare di buon grado all’auto di Luis e poi, una volta bendato, alla casa sulle colline.
Lisa , nella sua camera da letto al piano superiore si stava preparando. Aveva fame. Era come un rituale di cui assaporava ogni istante. Il trucco, deciso intorno agli occhi con una spessa matita nera, i cappelli tirati all’indietro e raccolti in una coda, l’intimo e gli abiti preparati con cura sul letto, la vestizione meticolosa. Ogni passaggio di questi preliminari aumentava la sua eccitazione: sentiva un brivido lungo la schiena, prima leggero e poi più deciso, mano a mano che si avvicinava il momento.
Per quella sera aveva scelto un completo che avevano usato tempo prima per un servizio fotografico un po’ particolare. Una lucido corpetto in latex le fasciava i fianchi e le stringeva la vita; era fermato davanti da lacci intrecciati, tesi allo spasimo, a chiudere una scollatura che partiva dall’ombelico e si apriva, su fino alle spalline. I seni enormi pressati com’erano sul torace, parevano ancora più grandi, debordando verso l’alto. Guanti lunghissimi, anch’essi in latex e stivali fino all’inguine, con suole altissime e tacchi vertiginosi.
Un perizoma, minuscolo triangolo lucido e nero in pelle, spiccava sopra al bianco delle cosce. Guardandosi allo specchio Lisa si piacque, così imponente e maestosa.
Di sotto, a fianco della piscina, vi era una dependance, attrezzata come sala di posa per i vari servizi che venivano fatti per il sito web; Luis vi condusse il giovane, lo fece sedere su una vecchia sedia da barbiere fissata a pavimento e gli bloccò le braccia alla struttura, con un paio di robuste manette: stessa cosa per i piedi, dopodiché gli tolse la benda. Faceva tutto con voce suadente e parole rassicuranti; il ragazzo sembrava divertito. Poi Luis uscì, spegnendo tutte le luci.
Il ragazzo lo chiamò: la sua voce lasciava trapelare un certo nervosismo. Ammutolì quando, dopo qualche minuto, vide la figura di Lisa stagliarsi nel riquadro della porta finestra, illuminata dal chiarore lunare. Pareva altissima, eppure sinuosa nelle sue movenze. Accese un faro alogeno, volutamente puntato su di lui, che strinse gli occhi come per visualizzare questa figura che gli si avvicinava. E finalmente la vide, quando entrò nel cono di luce. Non poteva credere che fosse vera. Una magnifica apparizione che gli si avvicinò con un sorriso di sfida. Senza sapere perché, in quel momento desiderò in qualsiasi contatto fisico con lei, che gli facesse del male, che lo schiaffeggiasse.
Lisa invece continuò a girare lentamente intorno alla sedia contemplando la sua preda. Grosso, con braccia definite, spalle ampie e grandi pettorali. Riconosceva il culturista dalla grossezza del collo e dalla mascella sviluppata che denotava l’assunzione di ormoni.
Si pose davanti a lui, gambe larghe, e lentamente cominciò a sciogliere i lacci che chiudevano il corpetto.
“Se mi liberi sarà più divertente” riuscì a dire lui, con voce roca.
“Non sei qui per divertirti, idiota” - rispose lei. Nient’altro. Poi proseguì fino a quando le grandi mammelle sembrarono straripare dal corsetto, Si offrirono alla sua vista superbe, con i capezzoli già duri e sporgenti. Lisa guardò verso il suo membro e cominciò ad accarezzarsele, a stringerle una con l’altra, a muoverle dolcemente verso l’alto e a lasciarle adagiare. Prese i due capezzoli con le dita e tirò verso l’alto: il lieve dolore si trasformò in un brivido di piacere che la percorse fino al sesso.
Sentiva il rumoroso tendersi delle catene, ritmato. Si inginocchio’ sul tappeto, e prese a succhiarsi i seni; sentiva il calore crescere tra le gambe e a quel punto tutto il resto sparì.
Quando si rialzò il ragazzo pareva inebetito: la bocca aperta, i pantaloni fradici di sperma. Spense il faro e si incamminò verso la sua camera da letto.
martedì 30 marzo 2010
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