Arrivò al night un’ora prima dell’inizio del primo spettacolo. Gunther, che stava conversando con il barista, la accompagnò nel retro, verso i camerini.
Non si poteva dire che l’ambiente sembrasse ospitale: nemmeno un cenno di saluto nei suoi confronti. Gli sguardi incuriositi delle altre ballerine, appena Lisa tolse il cappotto, si trasformarono in occhiate sfuggenti che lasciavano trasparire incredulità. Lisa non si era mai trovata in una situazione del genere, ma conosceva bene quegli sguardi femminili che aveva sentito su di sé tante volte: esprimevano una falsa commiserazione che mal celava lo stupore per una vista così straordinaria.“Guardi che oggi dicevo seriamente, non so proprio cosa fare... non sono mai stata davanti ad un pubblico!” - disse sottovoce Lisa a Gunther.
“Ci sono cose più difficili al mondo: devi solo andare lì fuori sulla passerella, farti un giro e spogliarti, diciamo per un totale di almeno cinque minuti.”
Le procurò un paio di stivali alti di pelle nera e una camicia bianca da uomo presa dall’armadietto di un buttafuori.
"Così dovrebbe essere anche più facile: gli stivali puoi anche tenerli addosso. Naturalmente, l’ultima arrivata sale sul palco per prima. In bocca al lupo.”
Detto questo Gunther uscì, tornò in sala e si sedette sul solito sgabello, in fondo al bancone, dove era solito stare. Jay, il barista, lavorava con lui praticamente da sempre: si avvicinò e gli porse in silenzio il primo whisky della giornata. Il locale, alle dieci di un lunedì sera, era semivuoto, forse una ventina di persone.
“Jay, non credo che tu abbia mai visto una cosa del genere: ho come l’impressione che stasera sarà una serata speciale” disse.
Fu sicuramente speciale per Lisa. A distanza di diversi anni ricordava tutto di quei momenti, sensazioni che ancora le procuravano un brivido di piacere.
Uscì timidamente sulla passerella, annunciata da una voce al microfono, proveniente da chissà dove: il rumore di fondo in sala divenne lentamente un brusio. Era vestita con un paio di mutandine nere di pizzo, stivali e la camicia bianca da uomo, così tirata sul davanti da sembrare sul punto di cedere: avrebbe potuto fare saltare i bottoni anche solo respirando profondamente.
Iniziò a camminare lentamente verso la fine della passerella mentre le mammelle svettanti ondeggiavano dolcemente al ritmo dei suoi passi; girò su sé stessa, tornò indietro e diede le spalle al pubblico. Si slaccio i quattro bottoni che a malapena contenevano il suo enorme seno e si fece scivolare la camicia sulle spalle, giù per la schiena, fino ai fianchi e sotto ai glutei. Già così, vista da dietro, le sue forme sporgevano vistosamente dalla figura slanciata. Poi si voltò lentamente.
Il brusio di prima si era trasformato in silenzio assoluto, smise il tintinnare dei bicchieri.
Sentì gli occhi di tutti su di sé, o meglio su quella parte di sé che era, alla vista, assolutamente stupefacente nella sua pienezza ed abbondanza. I due grandi seni di Lisa si protendevano in avanti, quasi ignari della forza di gravità: sulla pelle chiara spiccavano due grandi areole di un rosa delicato, leggermente in rilievo, ed al centro, protesi verso l’alto, due capezzoli che risposero all’attenzione indurendosi vistosamente.
Guardò ella stessa il suo seno e poi, sorridendo maliziosamente, gli avventori del locale ad uno ad uno, girando lentamente lo sguardo a destra e a sinistra, e in quel preciso momento comprese.
Comprese che tutto ciò era assolutamente eccitante; le sembrava che quegli uomini attoniti avrebbero preso il muro a testate solo per vederla allungare le mani sulle sue mammelle e tirarne le estremità delicatamente. Non lo fece, e non lo fece per tutte le altre sere in cui si esibì nel night club di Guhnter. Non su quella passerella, almeno.
Dopo qualche giorno il locale era pieno all’inverosimile, come mai lo era stato, e nonostante ciò Lisa per sei mesi fece esattamente le stesse cose di quella prima sera.
Nel corso dei giorni il pubblico più eterogeneo si alternava nel locale: uomini d’affari, marinai che avevano girato mezzo mondo o operai che avevano passato mesi sulle piattaforme petrolifere del Mare del Nord, ma la reazione era sempre la stessa; un silenzioso stupore nell’attesa di una sorta di rivelazione che puntualmente arrivava. Ad Amburgo centinaia di spogliarelliste ballavano, si dimenavano, si aggrappavano a pali da lap dance o facevano esplicitamente sesso sul palco, ma nessuna sembrava possedere il suo dono.
Comprese in quel momento che ciò che le era sempre sembrata una condanna era in realtà un raro privilegio.
Letto anche il secondo capitolo tutto d'un fiato...aspetto il terzo!:-)
RispondiEliminaMoon